Care lettrici, cari lettori,
dopo tutti gli scherzi della meteo degli ultimi tempi, mi auguro che quando leggerete questo editoriale la primavera sarà arrivata definitivamente. Perché la primavera è il momento dell’anno nel quale ci sentiamo carichi di energia e pronti ad affrontare le novità, lasciandoci alle spalle una stagione buia.
Se lo stabilirsi della primavera meteorologica al momento è ancora un augurio, credo di poter dire che la scena bandistica, invece, sta già vivendo una primavera. Dopo un lungo momento di congiuntura finanziaria nel quale sembrava uno sperpero pensare alla cultura, e l’aggiuntivo passaggio della pandemia, ci troviamo finalmente in un periodo che sembra aprire tante finestre su un futuro favorevole.
La pandemia ha avuto un lato positivo: ha fatto capire al mondo politico non solo che la cultura è un aspetto basilare della vita umana, ma che della cultura non sono protagonisti solo i professionisti, siamo protagonisti tutti. Perché sostenere i «grandi» della cultura è fondamentale, ma altrettanto fondamentale è sostenere i «piccoli», chi segue gli eventi culturali e chi pratica la cultura a livello amatoriale, perché questi costituiscono il pubblico dei «grandi». Musicalmente parlando: una prestigiosa orchestra sinfonica è tale perché è composta da ottimi musicisti, lavora con direttori di grande spessore artistico e gode di un sostegno finanziario che le permette di intraprendere progetti interessanti. Ma senza pubblico non può vivere. Un’orchestra non può suonare per sé stessa, deve avere degli ascoltatori.
E chi sono questi ascoltatori? Sono in buona parte persone che fanno musica nel loro tempo libero, che suonano uno strumento e sanno cosa affrontano i musicisti sul palco, che hanno imparato com’è strutturato un discorso musicale e possono seguire e apprezzare i brani che ascoltano, e che sanno bene che le esperienze musicali, sia quelle vissute come esecutore che come ascoltatore, muovono le nostre emozioni e ci fanno sentire bene. Chi nella sua vita quotidiana non ha un contatto diretto con la musica difficilmente si ritaglierà il tempo per andare a sedersi in una sala da concerto. Solo se professionisti e dilettanti convivono può crearsi un humus fecondo a una vita musicale piena e soddisfacente per tutti. E gli altri settori della cultura funzionano in modo analogo.
La scena politico-economica ha capito questa interazione e, anche se con i suoi tempi lenti, ha cominciato a muoversi per favorirla. Per noi, questo si traduce per esempio in una maggiore interazione tra il mondo bandistico e la SSR, nell’incrementata collaborazione con gli altri attori della scena amatoriale, nella creazione di migliori condizioni per un futuro sostenibile. La nostra primavera forse germoglia lentamente, ma siamo fiduciosi: è arrivata.