«Cercare delle idee, innovare sempre»

Patrick Robatel con il diploma del Premio Stephan Jaeggi
Patrick Robatel ha ricevuto il premio «Stephan Jaeggi» l’11  ottobre a Courroux, in occasione di un concerto di gala della Fanfara scuola reclute 16-2. «unisono» rievoca con lui i suoi sentimenti in quanto laureato e, in particolare, la musica da parata, alla quale ha dato tanto nel corso della sua carriera.

Patrick Robatel, eccola premiato con il premio «Stephan Jaeggi». Quali son stati i suoi sentimenti quando le è stato annunciato?

Anzitutto una grande sorpresa, e poi una profonda emozione – in pochi secondi migliaia di immagini hanno attraversato la mia mente –, per finire con il provare un grande orgoglio.

Quando si è – o si è stati – militari di carriera, cosa significa questa distinzione proveniente dal mondo civile, la più prestigiosa dell’Associazione bandistica svizzera?

Inizialmente si pensa al lavoro svolto e alle innovazioni e ai cambiamenti introdotti, a volte poco convenzionali. La novità è stata talvolta definita «bizzarra» e alcune iniziative viste come un po’ folli. Ma ringrazio il mio ex datore di lavoro – l’esercito svizzero – per non aver mai imbrigliato le mie idee. E se il mondo civile ha adottato alcune delle mie visioni, non posso che esserne onorato. La collaborazione tra queste due importanti istituzioni è indispensabile per un sano sviluppo della musica e della formazione musicale in generale.

Hai mosso i suoi primi passi musicali a Courroux. È per tornare alle radici che ha voluto ricevere qui il suo premio?

Da bambino non ricordo di aver sentito una fanfara militare a Courroux. Dopo aver appreso a suonare il tamburo, la tromba e la batteria all’interno della banda del luogo, e poi lasciato il Giura a 25 anni, dovevo restituire a Courroux ciò che gli spetta: un concerto militare.

Courroux, un concerto di una fanfara di scuola reclute, nella sala del generale Guisan, figura emblematica e storica dell’esercito svizzero. Non si poteva fare niente di più simbolico…

Uno scherzo del destino? La sala del Generale Guisan, in via Generale Guisan, con la consegna del Premio Stephan Jaeggi – compositore dell’omonima marcia – 62 anni dopo la creazione della fondazione, nell’anno del mio 62° compleanno. Servizio completo!

Questo riconoscimento premia in particolare la sua incrollabile dedizione alla musica da parata. Ci racconti i suoi ricordi migliori e peggiori…

Durante un tour in Finlandia, lo svolgimento di una rappresentazione per le scuole era stato anticipato. I miei musicisti non erano stati attenti al nuovo piano orario e abbiamo iniziato il nostro spettacolo con alcuni strumentisti in meno, che si univano a noi man mano. Non molto professionale… [ride]. Per quanto riguarda i ricordi migliori, sono tutti i momenti trascorsi con formazioni militari o civili. Come questo aneddoto: l’allenamento di una parata nell’unico corridoio di un aereo, in volo tra Basilea e San Pietroburgo, nel 1999. Avrebbe fatto notizia ai giorni nostri… Avevamo la benedizione del pilota, ovviamente [ride].

Patrick Robatel con l’orchestra di rappresentanza della Fanfara dell’esercito svizzero Foto: Centre de compétence de la musique militaire
Patrick Robatel ha diretto in particolare l’orchestra di rappresentanza della Fanfara dell’esercito svizzero.

Qual è stata, in poche parole, l’evoluzione della musica da parata in seno alla musica militare negli ultimi 30 anni?

Un immenso tsunami. Ho vissuto la tradizionale musica da marcia esercitata all’estremo. Ma i nostri contatti internazionali e la nostra motivazione ci hanno fatto recuperare il ritardo, per essere ora apprezzati tutti i pubblico. Cercare delle idee e innovare sempre: questo dovrebbe impedirci di addormentarci sugli allori. Anche a questo riguardo, l’influenza dell’esercito può trasmettere qualcosa di inedito nelle riflessioni delle società civili.

Il concerto di gala della fanfara scuola reclute è stato preceduto da acluni seminari. Può dircene qualcosa? Vi ha partecipato?

L’idea dei seminari è iniziata nel 1998 con la Savatan Brass, in collaborazione con la Scuola di Musica di Nyon, per poi essere sviluppata in tutta la Svizzera. Il concetto rimane sempre apprezzato e diventa più che necessario alla luce delle preoccupazioni per acquisire nuove leve. Ho partecipato al seminario del pomeriggio e sono contento del fatto che quasi 500 allievi abbiano partecipato a queste presentazioni su tutto l’arco della giornata. Da bambino sono andato a scuola a Courroux e poi ho frequentato il liceo di Vicques. Al momento della pianificazione del concerto, ho voluto offrire dei seminari agli scolari della zona.

Veniamo al concerto, appunto. Ha avuto l’impressione che fosse in qualche modo dato in suo onore?

Non doveva essere dato solo in mio onore, ma offerto a tutta la popolazione di Courroux e della regione. Ma alla fine, dopo aver parlato con un buon numero di abitanti di Courroux, dopo più di 30 anni di assenza, ho la sensazione che sì, in parte, sia stato dato in mio onore… La sala era piena e tutti se ne sono andati felici. Era la cosa più importante.

I militari sono a volte noti per la loro capacità di rimanere stoici. Ma al momento della consegna del premio, l’emozione doveva essere al culmine, giusto?

Anche il militare è un essere sensibile [sorride]. Mi ero un po’ preparato a gestire questo eccesso di emozioni. È stato piuttosto uno o due giorni dopo che mi sono reso conto ancora di più dell’importanza dell’evento. E le emozioni erano sempre lì.

Consegna del premio Stephan Jaeggi a Patrick Robatel Foto: Centre de compétence de la musique militaire
Hanspeter Frischknecht (sn.) e Michel Graf (centro), della direzione dell’ABS, hanno consegnato il premio Stephan Jaeggi a Patrick Robatel.

Nonostante il pensionamento, lei rimane attivo nel suo ambito preferito. Può dirci qualcosa di più a questo proposito?

Cerco di diversificare i miei impegni. Mi piace lavorare a progetto, incontrare nuove persone, scoprire musica, sviluppare delle idee, provare tecniche inedite. Cerco di far capire che ci sono ancora ampi orizzonti da esplorare nel campo della sfilata, delle evoluzioni e dello spettacolo, per le società ma anche per le federazioni.

Patrick Robatel davanti a una fanfara Foto: Centre de compétence de la musique militaire
Anche se ha deposto l’uniforme, Patrick Robatel rimane attivo nell’ambito

Cosa osserva della musica bandistica al giorno d’oggi, più precisamente della parata?

Capisco le difficoltà delle società a sviluppare la parata. «Non si può fare tutto», questa è la risposta standard. Lanciarsi solo nella sfilata e nello spettacolo e migliorarsi sarebbe certamente una nuova visione per le società. Ma ripeto: bisogna sedersi attorno a un tavolo – federazioni cantonali e nazionali, così come l’esercito e gli specialisti – per esaminare le prospettive e i cambiamenti a breve, medio e lungo termine che si potrebbero apportare a questa musica di nicchia, troppo spesso trascurata.

Biografia in breve

Fotoritratto di Patrick Robatel

Patrick Robatel ha iniziato a suonare come trombettista e tamburino nella banda di Courroux. Ha seguito una formazione come percussionista presso la Scuola universitaria di musica di Berna, prima di formarsi in Project and Music Management. Tamburo militare, ha frequentato la scuola istruttori a Herisau. Tornato a Savatan come istruttore dei tamburi, è stato anche responsabile dell’economato, capo dello sport e sostituto dell’amministratore (attuale aiuto cdt) della SR inf Mont 10/210. Più tardi, nelle scuole dei quadri della musica militare è stato, oltre alla sua funzione, responsabile del tiro e di altre attività non musicali, o ancora dell’acquisto del materiale musicale. In seguito è stato in particolare comandante di compagnia della Swiss Army Central Band e della Swiss Army Concert Band, responsabile dei tamburi e coreografo della Swiss Army Central Band, capo degli impieghi della musica militare svizzera, Arena Master del Basel Tattoo e del Berlin Tattoo, direttore tecnico dell’Aventicum Musical Parade, capo di stato maggiore della fanfara dell’esercito e comandante sostituto del Centro di competenza della musica militare svizzera.

Condividi post
Facebook
WhatsApp
Email
Telegram
Indice dei contenuti

Potrebbe interessarti anche