Come portiamo avanti la nostra cultura?

Foto di Thomas Trachsel, presidente CM ABS
Care e cari musicanti,

mentre leggete queste righe, il nostro grande festival «aVENTura» è ancora in pieno svolgimento, o altrimenti è terminato da poche ore. Il team di progetto e il direttore artistico, Felix Hauswirth, hanno impiegato due anni a organizzare un evento che ci ha permesso, innanzitutto, di conoscere o di approfondire la nostra letteratura bandistica nazionale. Ci viene offerta (e speriamo anche a voi!) o ci è stata offerta molta musica, suonata da eccellenti formazioni, alla cui guida è o è stato possibile osservare le gesta di numerosi giovani direttori. E non solo: ci sono o ci sono state pure opportunità per discutere intensamente, anche sul palco, della nostra cultura bandistica.

È giunto il momento di affrontare queste discussioni. Non è forse proprio con la nostra letteratura che ci presentiamo in pubblico? Lo osservo da ormai molto tempo: siamo sempre meno al passo con la società. Mi sembra quindi ancora più importante cercare insieme delle soluzioni.

In questo contesto, dobbiamo anche essere in chiaro sui prerequisiti della nostra cultura. Combiniamo società cresciute tradizionalmente, che per lo più si orientano ai confini comunali, con diversi livelli di difficoltà, tipi di repertorio (musica seria, musica leggera, musica tradizionale eccetera), in parte anche con il tipo di organico o di orchestra, e in questo modo cerchiamo spesso la famosa quadratura del cerchio.

Voi e io sappiamo bene che l’interesse per la musica bandistica, tra i giovani e nella società in generale, è diminuito. Allo stesso modo, sappiamo tutti che sempre più bande finiscono per sciogliersi perché trovano troppe poche persone interessate a fare musica. Quindi, come possiamo prepararci al futuro, considerate le condizioni odierne? Dobbiamo rassegnarci ad accettare questa evoluzione? A mio parere, non dobbiamo assolutamente arrenderci!

Quali sono, allora, le domande che dobbiamo porci? Dobbiamo forse orientare l’attività delle bande più alla cultura, piuttosto che ai confini comunali? Quali sarebbero le conseguenze per il sovvenzionamento delle nostre società? Non spetta solo a me rispondere a queste domande. Tutti noi dobbiamo trovare le risposte!

Una cosa rimane però chiara: tra tutte queste domande, la questione del repertorio deve restare presente. È una parte fondamentale del nostro lavoro. Oggi non basta più che la commissione di musica di una società vada da un editore e gli sottoponga un tema per farsi mettere insieme un programma. Dobbiamo, e dovremo anche in futuro, prendere in attento esame la varietà della nostra letteratura e il suo contenuto. L’essenza si trova nella musica in sé, raramente è espressa dal titolo.

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