Care lettrici,
Cari lettori,
molte società bandistiche soffrono di una perdita di membri, e spesso di questo si incolpa il coronavirus. Non lo posso quasi più sentire. La pandemia è stata certamente causa di abbandoni, ma mi sembra troppo facile attribuirle tutto. Non posso immaginarmi che dei musicanti lascino una società fantastica nella quale si sentono valorizzati, l’atmosfera è bella, il cameratismo viene coltivato e i membri si godono lo stare insieme e lo celebrano.
Ovunque si parla di promozione dei giovani. È sicuramente molto importante, ma credo che invece trascuriamo un’altra componente: cosa facciamo per mantenere fedele alla società chi è già membro e per coinvolgerlo attivamente? A mio parere, si fa troppa poca attenzione a tenersi stretti i musicanti. Vorrei che ci fossero seminari, tavole rotonde e scambi su questo argomento. Ogni società deve chiedersi se tratta bene tutti i suoi membri e se sa motivarli, e cosa può fare di più per far sì che tutti i membri vi si identifichino.
Mi è anche arrivata notizia di musicanti che volevano affrontare questo argomento e che sono stati «messi via» dai loro presidenti. Non vedo perché dovrebbero «sopportarlo»: in fin dei conti, fanno parte della società volontariamente, e se questo non corrisponde più al vero, possono andarsene.
Un’altra sfida sono le grandi differenze di età. Più generazioni si trovano a lavorare insieme in una squadra, con gli stessi obiettivi. Forse si sottovaluta quanto sia delicata questa situazione, mentre bisognerebbe affrontarla consapevolmente. Mi auguro di sentir dire sempre più spesso da membri di lunga data che le nuove leve portano nella vita della banda tanto slancio e nuove idee, e dai giovani che i membri più anziani sono tipi forti che hanno molta esperienza, hanno fatto molto per la società e quindi meritano rispetto.
Questa è quella che definisco «soddisfazione interna a una società», e sono convinto che una banda possa riflettere verso l’esterno il bel clima positivo che si vive al suo interno. Lo si trasmette al pubblico, e nella gente suscita sempre un’eco positiva.
Non vorrei essere frainteso: la promozione delle nuove leve e dei giovani deve essere perseguita intensamente, non dobbiamo e non possiamo permetterci di perdere terreno. Ma non dobbiamo dimenticare chi è già membro, i musicanti con i quali dobbiamo portare avanti la società. Una banda non è un’azienda, e nessuno ne fa parte perché questo lo fa arrivare alla fine del mese. Tutti sono volontari, presenti per condividere con gli altri il proprio hobby, e ognuno è un membro importante della squadra.